Perché il coworking può trovarsi favorito dopo il lockdown

Spazi e servizi da ripensare Ecco come il coworking si ripropone come decisivo nello scenario formattato del mondo del lavoro

L’impatto che provocherà il Covid19 e il ‘social distancing’ sulle attività lavorative è ancora presto per dirlo con certezza; ciò che ha invece ha già decretato è che il lavorare da remoto è un cambiamento inarrestabile.

E una delle principali conseguenze di tutto questo sarà per molti la crescita dei coworking.

 

Ancora e sempre riduzione dei costi

Non sarà solo il miglioramento dell’engagement e della soddisfazione dei lavoratori a decretare da solo il cambiamento (secondo l’Osservatorio Smart working, i lavoratori da remoto sono più soddisfatti del loro lavoro per il 76% rispetto al 55% dei lavoratori ‘fissi’), ma molto più pragmaticamente, come spesso accade, la riduzione dei costi.

Lo dice su “Millionaire” di Marzo 2020 Lamberto Agostini di Sushman & Wakefield: aumentano da un lato le aziende che cercano spazi (specie su Milano, capofila come spesso accade di molte tendenze) per espandersi o contrarsi in modo agile influendo così sulla riduzione dei costi.

 

Riconversione, cambiamento e scambio di esperienze

Ma Agostini indica un’altra prerogativa che il coworking è in grado di offrire a lavoratori e alle start up: quella della socializzazione, dello scambio di esperienze e competenze.

Fattori importanti (soprattutto tra i più giovani in ragione del loro mind-set e della loro capacità di adattabilità già prima del Covid19) e che parrebbero diventare ancor più determinanti in uno scenario di riconversione generale per tutti, di reinventare il business.

Una conferma che il lavorare da remoto sia da considerare più che un esperimento positivo ma non risolutivo la offre una riflessione di Renzo Piano, intervistato da Alzo Cazzullo del Corriere della Sera. Secondo il celebre architetto:

“Se non vai in giro, se non trai ispirazione dalla realtà, come fai a creare? Nel mio lavoro – afferma Piano – le idee vengono parlando con un ingegnere, un costruttore, un operaio che dice una cosa che diventa un’idea quando un altro la acchiappa”.

Ecco espresso il valore del coworking nell’ottica di una riformattazione del sistema lavoro: permettere a chi si aggrega, di uscire dall’edificio fisico e trovare all’occorrenza un appoggio sicuro in altri luoghi simili della città, a seconda delle esigenze di giornata.

E per l’azienda? Il momento è un’occasione unica di ripensare la vecchia impostazione piramidale, fondata sul controllo delle persone, per dare spazio a nuovi meccanismi di leadership, capaci di mettere al centro la persona e di responsabilizzarla verso un obiettivo, anche quando si lavora delocalizzati.

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